Come lavoro

Il lavoro, come ho già avuto modo di spiegare nel precedente articolo non solo è necessario ma diventa insostituibile per qualsiasi persona che voglia vivere una vita decorosa.
Si parla oggi di decoro inteso come dignità, equilibrio in un mondo che di equilibrato sembra avere sempre di meno.

Ammettiamo quindi di trovare un lavoro “decoroso”, consono alla nostra persona e professionalità e vediamo come  ci permette di operare  la cultura moderna:


Armato del mio titolo di studio, sia esso licenza di scuola media inferiore od università, entro nel mio nuovo mondo del lavoro.
Mi presento ai capi, dirigenti, colleghi e prendo possesso dei miei strumenti, siano essi una cazzuola da muratore o un computer da programmazione.

La mia area di lavoro sarà commisurata al mio ruolo ed andrà da uno spazio semiaperto in presenza di un lavoro edile da eseguire con tanto di tuta, arnesi vari, calce, sabbia, mattoni, o da una scrivania posta fra tante altre scrivanie, in una sala illuminata da bianche luci artificiali.

Questa è la partenza di ciascun lavoratore: ho preso per esempio un muratore ed un programmatore entrambi alle prime armi e proseguirò con questa linea.
L’impatto iniziale si preannuncia sempre traumatico, in quanto i due lavoratori sono al primo impiego e non hanno certo la sicurezza o la professionalità che si raggiunge sempre con il tempo.

Ecco, la parola “tempo” ci sarà compagna per tutta la vita, in quanto in base ai suoi parametri scandirà il nostro stipendio iniziale, stipendio inizialmente da fame, così viene sempre definito dal giovane neo assunto. Poi scandirà anche gli scatti e gli avanzamenti successivi.

Ma……, è molto importante non scoraggiarsi alla partenza, in quanto questa è la strada o meglio ancora “la gavetta” che tutti noi dobbiamo affrontare, a meno di essere figli di papà con tanto di ditta e di sottoposti.
In quel cantiere edili o in quell’ufficio ci accorgeremo di essere in tanti, diversi nella forma, nel carattere nelle problematiche, ma tutti protesi a svolgere la propria mansione ed arrivare a fine mese per portare a casa lo stipendio e studiare la busta paga.
La scuola è stata maestra di vita, il luogo di lavoro sarà la nostra arena.

Ritengo che oggi vi siano due categorie di lavoratori:

I primi che io chiamo “rassegnati”, che vivono alla giornata, sognano il weekend perché si sono creati degli hobby e degli amici e non cercano molte aspettative per il futuro,

I secondi che definisco “incazzati”, sono arrampicatori sociali che vivono per il lavoro, dedicano ad esso ogni momento della giornata, pensandoci anche quando sono a casa, non hanno hobby e raramente amicizie.

I secondi, in un ambiente di lavoro sono forse più nocivi che utili alla struttura per la quale operano, in quanto a lungo andare creano un clima teso e di competizione che può giovare solo in ambienti molto limitati quali le agenzie  procacciatrici di affari, in tutti gli altri luoghi creano stress e risse.

Con questo non voglio dire che i primi agiscono bene, in quanto salvaguardano la loro persona ed il loro benessere, ma in definitiva non fanno progredire molto le strutture lavorative.

Quindi, come dicevano i latini: “In medio stat virtus”.

Io giovane fin dai miei primi passi devo socializzare con i miei partner, lavorare gomito a gomito, essere creativo più che sgobbone, aperto e sicuro di me stesso, esprimendo la mia calma e la mia personalità solare ma seria; non dovrò giudicare in presenza di altri, specie se estranei, il datore di lavoro, sia esso pubblico o privato, ricordandomi sempre che un domani potrei essere io a svolgere un ruolo di comando in quella struttura.

di
amedeu

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