Come portare un aiuto all’edilizia in crisi

Il Ministero per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione in collaborazione con la Conferenza delle Regioni, l‘Anci  (Associazione nazionale comuni italiani), e l’Upi (Unione delle province italiane) ha lanciato recentemente la consultazione telematica sulle "100 procedure più complicate da semplificare", alla quale hanno risposto numerosi cittadini con l’intento di come portare un aiuto all’edilizia in crisi.

Da tale consultazione è emerso che l’Edilizia è senza dubbio il settore  più interessato da queste procedure e ne é scaturita una serie di segnalazioni e critiche relative ai tempi lunghi per ottenere i titoli abilitativi, all’alto numero di enti coinvolti nel rilascio delle autorizzazioni, ed infine all’assensa di un riferimento normativo unico.

E’ emerso soprattutto il fatto che le leggi emanate dallo Stato e dalle Regioni molto spesso si contraddicono, ed addirittura ciò avviene, anche, tra Comune e Comune.

Una iniziativa di tutto rispetto, che porterà, si spera, a dei miglioramenti nel campo urbanistico ed edilizio,  nel quale il tempo per ottenere una qualsiasi autorizzazione risulta essere il doppio di quanto occorra per eseguire i lavori relativi.

Iniziativa lodevole e nella quale poniamo la massima considerazione e speranza, per vedere, finalmente, riprendere un settore che, con la sua filiera di imprese secondarie, ha sempre rappresentato un punto di forza per l’economia del nostro Paese.

A parte queste semplici considerazioni, anche noi vorremmo dire la nostra, dettata da lunghi anni di esperienza maturati rispettivamente in entrambe le parti della barricata: nell’Ente pubblico ed in quello delle imprese private.

Ci ricordiamo degli anni precedenti al 1980  quando presentare un progetto presso un Comune aveva le sue difficoltà e tempi non sempre  brevi, ma c’era un preciso riferimento a poche se non uniche leggi Statali che regolavano l’intero settore edilizio, ed il tutto si risolveva al massimo in mesi e non in anni

E’ pur vero che non esisteva la problematica legata all’antisismica, ma la situazione era comunque migliore e più veloce di quella che troviamo adesso.

Le leggi urbanistiche sono diventate così tante, che diventa difficile se non impossibile  conoscerle e seguirle.

Il burocrate 1    

Lo Stato legifera, dopo di che, se non addirittura prima, le 20 Regioni italiane, quasi fossero Stati grandi come quelli che compongono gli USA, emanano leggi quasi sempre diverse, in maniera che ne fuoriesce un caos  infinito.

Come portare un aiuto all'edilizia in crisi. 1  

Se, per esempio, si entra in merito delle leggi sulle zone agricole, troveremo due estremi: Regioni che permettono, semplicemente, di edificare con il solo indice di fabbricabilità pari a 0,03 mc/mq, ed altre che pretendono, forse a ragione, la presentazione di una piano di attuazione aziendale agricolo: nel mezzo le soluzioni più varie ed impensabili.

Come rimediare a tale caos.

La soluzione potrebbe essere unica: lo Stato dovrebbe escludere le Regioni dalla legislazione urbanistica ed emanare una unica e ottima legge urbanistica (Come in passato ci sono state la 1150/1942, la 765/1967, la 10/1977.. il TU per l’edilizia 380/2001) , poi, a distanza di alcuni mesi dovrebbe, di nuovo, intervenire, con un unico Provvedimento o Circolare esplicativa, scritta ed inviata a tutte le Regioni ed ai Comuni, con la quale chiarire tutti i dubbi che possono essere nati nel frattempo.

Le Regioni non dovrebbero più legiferare in materia edilizia, perchè in un Paese, ed in particolare nel nostro, gli interessi politici o di parte aumentano  esponenzialmente alle sedi interessate, e nel nostro caso si tratta di moltiplicarle per 20 volte (Quante sono le Regioni), e tutto ciò va naturalmente a discapito della funzionalità di un unico settore che diventa un carrozzone, e che dovrebbe , invece, essere snello e trainante.

Altro fattore importante, conosciuto, ma attentamente evitato per ovvi motivi di convenienza, è quello dedicato ai tecnici comunali addetti al ricevimento e controllo delle pratiche edilizie.

Il tecnico urbanista 1 1 

Pur essendo più o meno preparati nel loro campo, con tante leggi che devono leggere e sorbirsi, finiscono, per interpretarle ad personam, spostando virtualmente le virgole a loro piacimento: e questo spesso avviene anche se nel comune ci sono consultazioni tecniche collegiali

aggiornamento 1   

Questo non porta altro che ad un ulteriore burocratizzazione e perdita di tempo.

Parlare con uno di questi tecnici ed avere delle notizie, e poi ritornarci con il progetto pronto da consegnare portandoglielo in visione; consegnarlo al protocollo, e vedersi arrivare in ufficio, a distanza di settimane, una lettera del responsabile del procedimento nella quale si invita a presentare altri atti, è diventata ormai una prassi comune,  quando addirittura non perviene la comunicazione scritta che il progetto non è corrispondente  all’articolo …. della legge n° ..

Coloro che naturalmente ne soffrono sono i tecnici esterni ed i cittadini committenti

Non è certo colpa solo dei tecnici, alcuni dei quali, per la verità, non sono sempre aggiornati in materia urbanistica, ma soprattutto è colpa di una burocrazia imperante, alimentata dalle troppe menti pensanti, sparse in 20 diverse sedi regionali, e che a loro volta devono comunicare con altri cervelli sparsi in 8.000 e passa Comuni italiani.

Tecnici ad un convegno 1   Aggiornamento 2   

Insomma, una soluzione immediata, potrebbe essere quella che lo Stato ridiventa legislatore unico in materia urbanistica, e che i tecnici comunali, senza offesa per alcuno, dovrebbero essere periodicamente soggetti a corsi di preparazione e di aggiornamento.

Fate dei commenti e chiedete spiegazioni sulla vostra casa ed accessori, vi risponderemo

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di
amedeu

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