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L’obbligo di legge di eliminare il calcare dall’impianto di riscaldamento.

Un argomento senza dubbio conosciuto dagli installatori degli impianti di riscaldamento, ma spesso trascurato dai proprietarai degli stessi impianti, che però si trovano ad affrontarlo in caso di eventuali lavori di modifica o di ristrutturazione riguarda l’obbligo di abbattere il calcare dall’acqua degli impianti di riscaldamento.

L’acqua che usiamo è satura di calcare, che con il passare del tempo finisce per danneggiare i nostri impianti, rendendoli non più atti al principio dettato del risparmio energetico nonchè quello più generico ma altrettanto importante, di avere un impianto perfettamente funzionante.

Il DPR 59 del 25/06/2009 affronta tale argomento  e prescrive il trattamento dell’acqua in 2 diverse modalità: la prima relativa agli impianti inferiori a 100 KW e la seconda per quelli superiori (fra 100 e 350 KW).

A maggiore chiarezza del lettore, riportiamo i punti significativi del DPR 59 e della norma UNI 8065 relativa al trattamento della durezza delle acque usate negli impianti di riscaldamento:

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 2 aprile 2009 , n. 59

Regolamento di attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia. (09G0068)
(GU n. 132 del 10-6-2009; in vigore dal 25-6-2009)
 
Art.4
Criteri generali e requisiti delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti
1. Omissis….
……….
14. Per tutte le categorie di edifici, cosi’ come classificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nel caso di edifici di nuova costruzione e ristrutturazione di edifici esistenti, previsti dal decreto legislativo all’articolo 3, comma 2, lettere a),b) e c), numero 1), limitatamente alle ristrutturazioni totali, e nel caso di nuova installazione e ristrutturazione di impianti termici o sostituzione di generatori di calore, di cui alla lettera c), numeri 2) e 3), fermo restando quanto prescritto per gli impianti di potenza complessiva maggiore o uguale a 350 kW all’articolo 5, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, e’ prescritto:
 
a) in assenza di produzione di acqua calda sanitaria ed in presenza di acqua di alimentazione dell’impianto con durezza
temporanea maggiore o uguale a 25 gradi francesi:
 
1) un trattamento chimico di condizionamento per impianti di potenza nominale del focolare complessiva minore o uguale a 100 kW;
2) un trattamento di addolcimento per impianti di potenza nominale del focolare complessiva compresa tra 100 e 350 kW;
 
b) nel caso di produzione di acqua calda sanitaria le disposizioni di cui alla lettera a), numeri 1) e 2), valgono in presenza di acqua di alimentazione dell’impianto con durezza temporanea maggiore di 15 gradi francesi. Per quanto riguarda i predetti trattamenti si fa riferimento alla norma tecnica UNI 8065
 
Trattamento chimico di condizionamento per caldaia a gas da 30Kw
 
  Trattamento di addolcimento per impianti superiori a 350Kw
 
NORME UNI 8065 relative al TRATTAMENTO ACQUA (richiamate dalla legge 46/90 art.7)
 
ART. 6.1 – IMPIANTO DI RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDA

ART. 6.1.1 – TRATTAMENTI PRESCRITTI
 
Per tutti gli impianti è necessario prevedere un condizionamento chimico.
Per gli impianti di potenza maggiore di 350 KW (300.000 Kcal/h) è necessario installare un filtro di sicurezza (consigliabile comunque in tutti casi) e, se l’acqua ha una durezza totale maggiore di 15° f, un addolcitore per riportare la durezza entro i limiti previsti in 6.1.
 
ART. 6.1.2 – PUNTI D’INTERVENTO
 
Gli impianti di trattamento devono essere installati a monte degli impianti da proteggere, sulle tubazioni di carico e reintegro, per potere trattare sia l’acqua di primo riempimento sia quella di rabbocchi successivi.
Il punto di immissione dei condizionanti deve essere previsto in modo da poter garantire la necessaria rapidità di azione: il punto di immissione ideale è nel flusso principale dell’impianto in una zona di massima turbolenza, per esempio a monte delle pompe di circolazione.
 
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