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Struttura dei tetti in legno.

I tetti in legno sono tipici delle vecchie costruzioni, realizzate quando ancora non era adoperato il solaio in laterizio armato; si ricorreva ad una struttura tipicamente realizzata in travi portanti in legno, travicelli o travetti soprastanti, posti ad un intervallo variabile (dai 30 cm in poi) a seconda se si usavano le caratteristiche mezzane o pianelle in cotto (0,25×0,12×0’03) oppure un intavolato di legno inchiodato sopra i travicelli.

Sopra questa orditura lignea, veniva posato un manto di tegole e coppi tipo romano, oppure coppo e coppo, o ancora lastre di ardesia o materiale di altro tipo.Con le metodologie moderne e con le vigenti leggi, specie quelle antisismiche, chi realizza un tetto in legno, deve prevedere le travi che sostengono tutta l’orditura, non spingenti, con un cordolo in calcestruzzo armato con ferri del diametro del 16 e staffe diametro del 6 poste ogni 25 cm.

Oltre al sistema strutturale, con la crisi del petrolio e la necessità del risparmio energetico è nata  la propensione a disperdere meno calore possibile e contemporaneamente ad impedire eventuali infiltrazioni di acqua piovana.

 

Quindi la moderna tecnica ha così modificato il sistema di costruzione del tetto:

 

-Travi in legno opportunamente trattate con idonee vernici trasparenti impregnanti, per evitare l’attacco delle tarme e l’usura del tempo, poste perpendicolarmente ai muri portanti inclinati

travicelli della sezione minima di cm 8 x 8,

soprastante strato di mezzane (0,25x12x3) stuccate con malta nel loro distacco sul travicello,

soprastante massetto in calcestruzzo (esiste anche del tipo alleggerito) dello spessore usuale di cm 4.   armato con rete metallica elettrosaldata,

– guaina di elastomero bituminoso dello spessore minimo di mm 4;

coibente in lastre rigide tipo polistirolo espanso o similare più o meno complesse,

realizzazione del manto di copertura con embrici (Marsigliesi o olandesi o portoghesi) oppure tegole e coppi o coppo e coppo rovesciato alla romana.

La scelta del manto di copertura dipende oltre che da un fatto estetico anche da vincoli urbanistici, a secondo che si operi in zone di espansione o zone storiche soggette alle Belle Arti o a normative regionali similari.

 

Le novità abbondano anche per il manto di copertura, in quanto per aumentare la vivibilità ambientale delle abitazioni, nonché per il risparmio energetico, la coibentazione termica può avvenire a soffitto dell’abitazione, con coibenti termici più o meno rigidi o compatti tipo il polistirolo espanso o similari, in lastre o rotoli.

In questo caso, la guaina di elastomero sul tetto avrà l’estradosso ardesiato (cioè spalmato di scaglie di ardesia), in maniera da poter murare con malta di calce il manto di embrici o tegole.

 

La scelta più comune per la coibentazione termica è quella di metterla sul tetto, sopra la guaina di elastomero bituminoso, ed allora dovrà essere scelta idonea fra le tante in commercio, e se rigida per esempio, dovrà avere la parte superiore in lamina, per fermarci i listelli in legno o simili per il bloccaggio degli embrici o delle tegole.

 

Le soluzioni per rendere i tetti in legno più adatti alle nuove esigenze sono molte e più o meno costose, ma tutte tese ad impedire le infiltrazioni di acqua e nel contempo ottenere poca dispersione termica.

 

Esempi di tetto

Travi, travicelli e mezzane

Struttura lamellare

Capriate