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Stati di fatto non conformi ai permessi edilizi ed alle piante catastali. Cosa fare.

Nel passato e cioè fino all’avvento della legge 10/77 tutte le opere edilizie, dalle nuove costruzioni, alle ristrutturazioni fino agli ampliamenti modesti,   venivano comunemente realizzate a seguito del rilascio di una licenza edilizia comunale e poi di Concessione Edilizia; (Non si parlava ancora di Permesso di Costruire, che venne introdotto con DPR 6 giugno 2001 n° 380 (Testo Unico sull’edilizia), naturalmente al pagamento dei contributi concessori)

Per colpa dell’atmosfera “liberistica” di quei tempi, (dovuta anche al fatto che la licenza edilizia  non era  a pagamento ed esente da molti altri vincoli e controlli attuali – antisismica – ASL in quanto al posto di questa ultima c’era l’Ufficio di Igiene del Comune, ecc.), molti tecnici tendevano a presentare il progetto e poi seguivano la direzione dei lavori, con più disinvoltura di quella che si adopera oggi,  specie se inerente modesti ampliamenti o ristrutturazioni non complesse.
 
E’ una storia che i tecnici del passato hanno vissuto e ricorderanno: tutto era molto più facile, ma anche più essenziale, e naturalmente i fascicoli erano più piccoli di quelli di adesso.
 
Non vi era alcuna scorrettezza  professionale, ma semplicemente un modo di agire più  “liberistico”, dovuto anche al fatto che i Comuni avevano meno personale e quindi non era raro che si arrivasse alla fine di un’opera edilizia con varianti effettuate in corso dei lavori e mai regolarizzate.
 
Oltre a questo, in molti Comuni non era difficile trovare pratiche ultimate, ma per le quali non era stata richiesta né rilasciata  l’abitabilità o agibilità (si parla in questo caso di opere minori e non di nuove costruzioni o di lavori soggetti a richiesta di mutuo) e tale prassi riguardava, purtroppo, anche  la presentazione delle planimetrie aggiornate, in scala 1:200, al catasto fabbricati.
 
 
Il tempo è trascorso, sono sopravvenute altre condizioni, la legge 10/99 con altre successive, che hanno completamente stravolto il concetto di "permesso a costruire", ed in questi ultimi anni molti proprietari, ai quali non si possono imputare grandi colpe, in quanto sostanzialmente “ignoranti” della materia perché disinformati, si sono trovati a fronteggiare grane e ad effettuare ”maratone” contro il tempo, per fare regolarizzare quelle vecchie pratiche che pensavano ormai definite.
 
In molti casi neppure le varie sanatorie edilizie hanno aiutato a far chiarezza in questa materia.
 
In definitiva, chi pensava di essere in regola, forse giustamente, ha ritenuto di non effettuare accertamenti.
 
La sanatoria catastale, creando il doppio controllo,  ha contribuito in gran parte ad evidenziare tali carenze.
 
Vi sono proprietari che hanno rilevato la non presenza di planimetrie catastali aggiornate, ma peggio ancora, altri che si trovano a sanare un appartamento od un ampliamento realizzati diversamente dai disegni allegati alle rispettive licenze edilizie di allora.
 
Da aggiungere che a quei tempi (E questo è cambiato poco anche adesso) la prassi differiva da regione a regione, da Comune a Comune.
 
Che fare?
 
Le vie sono obbligatoriamente due:
 
La prima è la regolarizzazione presso il Comune dello stato di fatto, confrontato appunto con i disegni contenuti nella vecchia licenza.
Dopo tale regolarizzazione e controlli di rito, dovrà essere allegata la dichiarazione di conformità, necessaria all’abitabilità, e redatta dal tecnico che svolgerà la pratica.
 
La seconda, più facile ma sempre costosa, in quanto occorrerà un tecnico, consisterà nel presentare presso l’odierna Agenzia del Territorio (ex catasto) gli atti catastali aggiornati
 
Quindi, diciamo ai molti nostri lettori, alcuni dei quali si ritroveranno in questo articolo, di non disperasi più di quel tanto (mal comune mezzo gaudio) e cercare la regolarizzazione e la tranquillità tramite un tecnico professionista che porti a termine le loro pratiche incompiute.
 
Fate dei commenti e chiedete spiegazioni sulla vostra casa ed accessori, vi risponderemo

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