Possibili emendamenti al Decreto anti-crisi, rientro rapido per i crediti delle imprese.

Novità per il decreto anti crisi ?

Riduzione dei disagi patiti dalle imprese per i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione.

 

Con i crediti non più soggetti a lunghi congelamenti grazie all’adozione di una sorta di factoring per scontare in banca le fatture. A indicare questa priorità nel pacchetto di possibili emendamenti al decreto anti-crisi sono i due relatori alla Camera, Massimo Corsaro e Maurizio Bernardo, alla chiusura dei lavori della commissione Bilancio prima della pausa natalizia. L’elenco dei ritocchi caldeggiati è nutrito: ulteriore inasprimento delle regole sulle Opa con l’abbassamento dal 2% all’1% della soglia di partecipazione nella società quotate che fa scattare l’obbligo di comunicazione alla Consob; aiuti alla famiglie a basso reddito in affitto; riduzione dal 10% al 5% dell’imposta sostitutiva per la rivalutazione dei cespiti delle imprese.
Il pacchetto dovrebbe prevedere anche il mantenimento del bonus energia del 55% sulle ristrutturazioni vincolandolo però a una spalmatura su 10 anni, il convogliamento del bonus famiglia soprattutto sui nuclei più numerosi, l’irrobustimento della dote per gli ammortizzatori con un’estensione della platea dei beneficiari. E, forse, anche il ripristino del super-bonus Maroni sulle pensioni. Indicazioni che terrebbero conto anche di una parte delle richieste dell’opposizione. Non a caso entrambi i relatori sottolineano il lavoro «proficuo» svolto finora in Commissione con un «rapporto positivo» con l’opposizione. «Ci sono temi afferma Bernardo su cui si possono trovare accordi». Il Pd, comunque, continua a considerare insufficienti le misure proposte dal Governo per affrontare la crisi: «Servono interventi più ambiziosi».

Le somme saranno tirate alla ripresa dei lavori parlamentari, quando a, partire dall’8 gennaio, cominceranno ad essere votati gli emendamenti. Il via libera della commissione Bilancio potrebbe slittare dal 9 al 10 gennaio. In ogni caso il testo approderà in Aula il 12 gennaio dove il Governo potrebbe ricorrere alla fiducia sul testo che uscirà dalla commissione.

Per le scelte definitive sui correttivi, dunque, occorrerà attendere ancora. La rotta però comincia ad essere più chiara. I relatori confermano che è in cantiere un emendamento per dare più sprint ai crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pa a causa degli ormai cronici ritardi nei pagamenti. La strada non sarà quella dell’utilizzo della Cassa depositi e prestiti proposto dal Pd. Per la maggioranza la soluzione è l’adozione di una sorta di factoring che consenta alle aziende di «scontare le fatture in banca». Il punto di partenza per la definizione del correttivo dovrebbe essere un emendamento già presentato da Laura Ravetto (Pd), che prevede l’obbligo per la Pa di fornire entro 20 giorni dalla richiesta del creditori una certificazione di esigibilità del credito
Più un in linea con le richieste del Pd dovrebbe essere un’altra modifica prospettata dai relatori: un intervento in favore delle famiglie meno abbienti in affitto. La copertura verrebbe garantita dal fondo per gli aiuti dei mutuatari a tasso variabile che dovrebbe essere usato meno di quanto stimato inizialmente dal Governo. Sempre in chiave bipartisan si profila il ritocco per far salire ad almeno 2 miliardi la dote per gli ammortizzatori. Quasi certe l’inversione dell’onere della prova relativa agli studi di settore e la revisione delle misure sulla Borsa elettrica..

di
Lampa

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